A cura di Chiara Coppo e Margherita Giarda

Padre Matteo Ricci (Macerata, 6 ottobre 1552Pechino, 11 maggio 1610) è stato un gesuita, matematico, cartografo e sinologo italiano. È stato proclamato Servo di Dio il 19 aprile 1984. Vissuto al tempo della dinastia Ming, padre Matteo Ricci ha impresso un forte impulso all’azione evangelizzatrice ed è riconosciuto come uno dei più grandi missionari della Cina. Il suo nome in lingua mandarina era Lì Mǎdòu, dalla traslitterazione delle lettere del suo nome nei suoni cinesi, mentre nella cerchia dei mandarini ricevette il titolo onorifico di Maestro del grande Occidente.

I: Buongiorno Padre Matteo Ricci, siamo qui per intervistarla. Ha un po’ di tempo da dedicarci?

M: Certo! Mi fa sempre piacere parlare delle mie esperienze, soprattutto di quelle in Oriente che mi hanno aperto a una cultura del tutto nuova ed affascinante.

I: Innanzitutto, direi di parlare in breve della sua vita!

M: Volentieri! Sono nato a Macerata, una piccola cittadina nelle Marche, nel 1552 e sono il primogenito di una famiglia numerosa! Ho ricevuto un’educazione che potrei definire molto rigida, ma devo dire che con “il senno di poi” sono veramente contento di aver ricevuto una formazione di questo tipo poiché mi ha permesso di aprire i miei orizzonti e di sviluppare un pensiero critico. E’ proprio in questo periodo che ho iniziato a sviluppare una vocazione alla missionarietà, che mi accompagnerà per il resto della vita!

Dopo aver studiato nel Collegio dei Gesuiti a Macerata mi sono trasferito a Roma, una città che mi ha sempre affascinato e che porto nel cuore. Andando a Roma, nonostante le resistenze di mio padre che non era pienamente d’accordo con la mia scelta, ho deciso di entrare nella Compagnia di Gesù.

I: Può spiegare ai nostri lettori di cosa parla quando si riferisce alla Compagnia di Gesù?

M: Certo! La Compagnia di Gesù (o Gesuiti) è un ordine religioso fondato da Ignazio di Loyola nel 1534. La vita dei gesuiti ai miei tempi era segnata dallo studio, dalla preghiera e da una spiritualità molto marcata. Molti gesuiti, me compreso, hanno dedicato la propria vita all’evangelizzazione delle terre straniere.

Comunque, dopo essere entrato nella Compagnia di Gesù ho studiato le arti del trivio e del quadrivio. Ho ricevuto una formazione scientifica che mi è stata molto utile in Cina e, pensate un po’, ho avuto anche l’onore di conoscere Galileo!

G: E per quanto riguarda i suoi contatti con l’Oriente, in particolare con la Cina?

M: Sono stato il primo europeo a studiare il cinese, la Cina era allora un paese dalla cultura completamente sconosciuta agli occhi degli europei, l’unico italiano ad esserci andato e ad averci dato notizie di questa terra era stato Marco Polo… Lo studio del cinese fu molto lungo e complesso, ha occupato ben tre anni della mia vita. In questo periodo ho redatto il primo dizionario italiano-cinese. Sapevo che imparare il cinese era la chiave per poter entrare nel mondo nel quale ero arrivato, per poter farmi comprendere e accettare e infine per poter annunciare il Vangelo. Nel mio lungo viaggio ho fatto una sosta a Goa, dove sono stato ordinato sacerdote e anche una tappa a Macao, che è dove ho approfondito lo studio della lingua. Farsi accettare non è stato facile, soprattutto perché le differenze culturali non erano indifferenti, tuttavia decisi di immergermi completamente negli usi e costumi locali e mi travestii da bonzo, che per chi non lo sapesse, erano gli anziani saggi in Cina.

I: E come fu accolto?

M: Devo dire molto bene, fortunatamente! I governatori locali mi hanno accolto di buon grado poiché interessati e soprattutto molto incuriositi dalle mie conoscenze tecniche e scientifiche. La cultura che avevo ricevuto al Collegio Romano è diventata un ponte di incontro con queste genti così lontane! Sono rimasto sei anni a Macao con un altro padre e abbiamo fatto un lavoro prezioso di inculturazione del Vangelo ed è proprio qui che sono diventato uno studioso delle tradizioni religiose e filosofiche cinesi, in particolare del confucianesimo. Mi sono dedicato a studiare ciò che accomunava il cristianesimo e la tradizione confuciana, in particolare ho trovato un grande punto di contatto nel valore attribuito all’amicizia, tema al quale ho dedicato un trattato.

I: Scusi se la interrompo, prima ha utilizzato un termine che mi ha colpito molto, cioè inculturazione, potrebbe spiegare meglio di cosa si tratta ?

M: Con piacere! Con inculturazione intendo la possibilità di esprimere il Vangelo traducendone il contenuto a livello linguistico e a livello di categorie culturali in modo da renderlo accessibile a tutti i popoli. Gesù infatti ha chiesto ai suoi discepoli che il Vangelo fisse annunciato proprio a tutti i popoli, nessuno escluso! Per essere un bravo missionario bisogna stimare la cultura del popolo al quale ci si rivolge e valorizzarne gli aspetti del pensiero e delle tradizioni locali che più si avvicinano alla Rivelazione Cristiana!

I: Si può dire che si è proprio fatto cinese tra i cinesi! Da come ne ha parlato, si può dire che i locali nutrivano molta stima nei suoi confronti!

M: Effettivamente è proprio vero, pensate che i cinesi spesso mi vedevano quasi come un antico saggio confuciano. Cambiai aspetto e iniziai a indossare tuniche blu ornate di rosso, venni chiamato Li Ma You e venni soprannominato Xitai, ossia Maestro del Grande Occidente. Durante la mia presenza in Cina ho fatto costruire una piccola chiesa a Pechino, poi diventata la cattedrale, e alcuni cinesi si sono convertiti al cristianesimo. È nata così una prima piccola comunità cristiana in Cina, purtroppo però dopo la mia morte i rapporti tra questa comunità e Roma non sono stati facili. Dall’Europa alcuni aspetti sembravano infatti incomprensibili, per esempio il culto dei morti, molto sentito da cinesi a motivo delle loro tradizioni. Si trattava di un culto che io avevo ritenuto compatibile con la fede cristiana ma per chi non ne aveva esperienza non era così facile da accettare…

I: Che storia affascinante! Purtroppo, il nostro tempo è terminato. Ci ha fatto molto piacere conoscerla. Ha un messaggio per i giovani lettori che la stanno leggendo?

M: L’unico consiglio che mi sento di darvi è di non precludervi le possibilità di contatto con culture apparentemente molto diverse dalla vostra!! L’apertura mentale è il segreto del progresso e della pace nel mondo!

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